COVID 19! Parliamo di Welfare

A cura di Emanuele Di Pietro – Business Specialist di Sicura

Il 2020 è stato un anno in cui  ci si  è interrogati  su come  si possa ricostruire un futuro più solido e solidale, per le  aziende, per le persone, per le comunità.

Credo che la sfida sia enorme, ma penso che le energie per fronteggiarla, interpretarla, ed uscirne più forti ci siano tutte, nelle PMI cosi come nelle grandi aziende.

Ci  sarebbe voluto uno stress test per sapere fino a che punto vere e proprie politiche di Welfare fossero radicate nello spirito dell’imprenditore; fino a che punto le avrebbe perseguite e implementate magari in una fase di grave crisi socioeconomica e soprattutto quanto anche l’imprenditore avesse compreso il ruolo che la sua impresa poteva giocare per i suoi dipendenti, le famiglie e le comunità di riferimento.

Lo stress test è arrivato. E non si è trattato, purtroppo, di una simulazione. E’ arrivato il Covid.

Tutte le Aziende  ne sono state travolte; tutte hanno dovuto rispondere a pressanti e importanti richieste di dipendenti, loro familiari, imprese fornitrici e clienti, istituzioni locali. Si sono trovate al centro di uno tsunami.

 Se da un lato le problematiche si sono moltiplicate, dall’altro  la Pandemia  ha fatto da acceleratore di due importanti fattori:

• Le imprese sono diventate punto di riferimento per tutti gli stakeholder: dipendenti, famiglie, clienti, fornitori, concittadini, l’intera comunità di riferimento;

• Le politiche di Welfare Aziendale si sono concentrate sui temi più importanti: la salute e l’assistenza; il sostegno economico ai dipendenti e la sicurezza del posto di lavoro.

Lo sviluppo del Welfare Aziendale è stato sostenuto in questi anni da una crescente articolazione delle sue fonti istitutive. Dalla contrattazione nazionale, che ha storicamente creato gli istituti del Welfare occupazionale collettivo, numerose aziende hanno affiancato accordi di secondo livello: contratti aziendali, interaziendali, territoriali.

Oggi il Welfare aziendale è un tema di negoziazione a entrambi i livelli, quello collettivo nazionale e quello aziendale e locale. Inoltre, accanto alle fonti negoziali, una spinta rilevante viene dall’iniziativa autonoma delle imprese.

Ritengo ormai necessario l’approccio al Welfare Aziendale poiché Il quello  pubblico affronta gravi difficoltà provocate dallo squilibrio demografico (l’invecchiamento della popolazione), dalla crescita dei costi (soprattutto nella sanità) e dalla crisi del bilancio dello stato. E se occorre investire nella sanità, l’assistenza sociale e la scuola, emergono d’altro canto nuovi bisogni ai quali i sistemi classici di protezione non sono in grado di dare risposta.

Il Welfare Aziendale può offrire un contributo prezioso non solo per la sua capacità di integrare i servizi del primo pilastro (le istituzioni pubbliche) e del secondo (i fondi collettivi di previdenza e di sanità complementare), ma per la sua capacità di innovazione, ovvero di rispondere ai nuovi bisogni emergenti, e per la vicinanza delle imprese alle famiglie e al territorio.

 Per tutti questi motivi il rilancio del Welfare non può basarsi esclusivamente sulla espansione della spesa pubblica.

Mi vengono in mente due  esempi che  evidenziano  queste capacità. Anzitutto l’esigenza di arricchire il sistema sanitario. La crisi Covid ha evidenziato i limiti di un sistema con molte aree di eccellenza ma centrato sui grandi istituti di cura, gli ospedali, e sostanzialmente privo di una medicina del territorio. Emerge una domanda insoddisfatta di assistenza personalizzata, di prevenzione, di diagnosi e intervento di primo livello (ambulatoriale).

 Le nostre best practice mostrano  quanto possono fare le imprese per offrire alle comunità servizi sanitari leggeri e diffusi, e quanto sia opportuno il coordinamento tra queste esperienze e il SSN.

 Il secondo esempio riguarda l’assistenza agli anziani. Oggi in Italia manca un’offerta di assistenza domiciliare qualificata, e manca un sistema mutualistico che ne finanzi l’accesso (sul modello Long Term Care tedesco). Non è pensabile che si possa affrontare questo problema di enorme importanza per un paese sempre più anziano (le persone con più di sessant’anni sono il 30% della popolazione) senza fare leva sulle iniziative delle imprese e sulla loro capacità di coinvolgere e supportare le famiglie.

Tutto questo attraverso lo strumento di Welfare Aziendale può essere soddisfatto

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